La Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) è chiamata a pronunciarsi sulla complessa questione della riproduzione e comunicazione al pubblico di contenuti protetti nell’era dell’intelligenza artificiale generativa, a seguito di una richiesta di decisione pregiudiziale avanzata dal Tribunale ungherese (Budapest Környéki Törvényszék).
Al centro della controversia c’è il ricorso di Like Company, editore di testate online, contro Google Ireland Limited, accusata di utilizzare contenuti giornalistici senza licenza o remunerazione, tramite strumenti AI come Google Gemini (ex Bard).
L’editore sostiene che le risposte generate dal chatbot riassumono dettagliatamente gli articoli senza consenso, sottraendo così lettori e entrate pubblicitarie.
Google Ireland Limited respinge le accuse, sostenendo che:
- l’addestramento AI non è avvenuto in Ungheria, quindi la legge locale non si applica;
- le risposte del chatbot non archiviano copie dei contenuti originali, ma generano output indipendenti attraverso processi di tokenizzazione;
- l’articolo 15 della Direttiva 2019/790 deve bilanciare la protezione del copyright con la libertà di espressione e informazione.
Restiamo in attesa di conoscere la pronuncia della Corte di Giustizia dell’UE che potrebbe avere ripercussioni significative sulla tutela dei contenuti giornalistici nell’era dell’AI, stabilendo nuovi parametri per il rapporto tra editori e fornitori di servizi digitali.