Non basta portare un cognome illustre per poterlo usare liberamente in ambito commerciale e associarlo a iniziative che possano creare confusione con un marchio già affermato. Lo ribadisce il Tribunale di Bologna in una recente sentenza che vede al centro il celebre nome Lamborghini.
La controversia, che ha visto opposti gli eredi del fondatore della casa automobilistica e un cugino di questi, ha stabilito limiti precisi all’uso del cognome patronimico, quando questo diventa un segno distintivo e commerciale.
Il Tribunale ha accolto parzialmente le domande proposte, ritenendo fondata l’accusa di contraffazione e concorrenza sleale per le condotte direttamente imputabili alla parte convenuta e sottolineando che, pur essendo il nome una parte integrante dell’identità personale, il suo uso come marchio patronimico non è illimitato. Deve essere sempre conforme ai principi di correttezza professionale e non deve creare confusione tra i consumatori.